Il Siracusa calcio e la speranza che non muore mai
Mettendo da parte l’orribile contesto in cui la nuova e prima squadra di calcio della città abbia preso forma (assurdo e antisportivo scambio di titoli sui cui avremo da dire…), e con tutto lo scetticismo che può esserci (stavolta più che giustificato), il ritorno di Salvatore Montagno ai vertici della prima squadra di calcio della città sembra quasi irreale. Quando pensi che il calcio a Siracusa, inteso come ultima occasione di aggregazione identitaria e popolare di massa, sia giunto definitivamente al capolinea… ecco avvenire un colpo di scena: qualcuno che [addirittura] torna ad interessarsene, scommettendo su qualcosa in cui nessun altro… nemmeno alla lontana. Chi avrebbe mai potuto immaginarlo?
Una storia che inevitabilmente riporta gli appassionati indietro di circa 26 anni, in quel di Avellino, quando uno storico Siracusa giocò quel dannato spareggio per la Serie B, strappata più a forza che per demeriti. Lo sa bene proprio il Montagno, che di quel dannato ma meraviglioso Siracusa ne fu rappresentante ufficiale. L’ultimo, a suo dire, ad abbandonarlo prima del tracollo.
E sebbene quello di Avellino non fu l’ultimo spareggio disputato per la serie cadetta, per qualche motivo rimane il più ricordato. Perché quel giorno, qualcosa si è spezzato nei cuori (già malati), degli appassionati siracusani. Da lì in poi il rapporto tifosi-Siracusa ha smesso di essere un fenomeno di massa, seppur è vero che i colori non siano mai stati abbandonati del tutto, e che il vetusto quanto piccolo stadio sia stato riempito in più occasioni. Non si contano gli appassionati che non hanno più messo piede allo stadio, ed i ricambi generazionali sono stati troppo esigui rispetto al potenziale della città.
Insomma, nel lontano 1995 il vaso non era soltanto traboccato: si era completamente disintegrato, in così tanti pezzi che da allora non è mai stato ripristinato del tutto. Forse perché il calcio nella nostra città non era mai caduto così in basso, allorquando già da troppo tempo i siracusani auspicavano invece a qualcosa di più che una semplice C1.
Ed è proprio questo il motivo per cui questa storia ha un sapore diverso dalle altre che abbiamo vissuto in questi 26 anni, durante i quali nuove speranze sono state puntualmente disattese. Adesso è come se una vecchia porta, decrepita, arrugginita, ma di inestimabile valore, sia stata riaperta, dopo tanto tempo. Quello che c’è oltre lo vedremo presto o tardi, non si sa. Ma dobbiamo ammettere che il frastuono del suo cigolio ci ha affascianti.
Per cui non siamo certo di fronte allo sceicco multimiliardario che tutti avremmo desiderato, ma tanto di cappello a chi vuole provarci, anzi, riprovarci. Chissà cosa ci aspetterà, ma quanto meno abbiamo ancora qualcosa da aspettarci, oltre il nulla più assoluto. Tanto i siracusani gli anticorpi li hanno già, altro che il vaccino!