Non potevamo crederci. La “Festa del Lavoro“, quella a suon di musiche, balli e slogan, quella dei sindacati per intenderci, è stata organizzata accanto alla “Tendopoli della Vergogna“, di cui ci eravamo occupati la scorsa settimana (leggi qui). Quando siamo andati a vedere, abbiamo preso atto che non si trattava di uno scherzo.
Proprio lì, esattamente dall’altra parte della strada, quella strada che divide il mondo dal ghetto della povertà, della dignità perduta, del lavoro nero, e dove non c’è nulla da festeggiare.
Ma il vivace “borgo” siracusano non deve certo ringraziare nessuno per le ripetute presenze. Ne tantomeno i sindacati, per aver organizzato la Festa del Lavoro nei pressi del luogo simbolo in cui proprio la legalità del lavoro è messa in discussione da sempre, soprattutto in certi periodi dell’anno. Niente da festeggiare dunque, soprattutto il primo giorno di maggio. Tutti i giorni dell’anno sono buoni per venire a Cassibile, magari a manifestare contro l’illegalità, il lavoro nero e l’accoglienza a due facce. Tutti. Ma non il 1° maggio.
E non importa se il tema della festa sia stato incentrato proprio sulla drammaticità di cui sopra, la cui realtà è ovviamente nota a tutti. Sembra infatti che ai poveri lavoratori della tendopoli (poiché nemmeno “favela” può essere definita), sia stata data la parola. A noi è bastato stare 10 minuti, ed all’ennesimo “vergogna!” da parte dei passanti evidentemente contrariati, siamo andati via.
Perdonate il nostro sgomento. Ma alzi la mano chi non percepisce la lontananza dei “sindacati” rispetto ai ruoli ed alle prerogative che tale organizzazione dovrebbe rappresentare. Si può dire?