Nei giorni scorsi una notizia faceva il giro dei media locali e otteneva un buon rimbalzo qua e la sui social. “Caso sospetto di coronavirus nella nostra città“.
Ma non c’era alcun caso sospetto e tantomeno c’era il “coronavirus”, almeno dalle nostre parti. Invece vi era semplicemente un individuo con gli occhi a mandorla che si recava in ospedale, come molti suoi connazionali avranno fatto da 30 anni a questa parte, per fare un controllo sanitario a causa delle condizioni di salute non idilliache, esattamente come accade a qualsiasi cittadino terrestre.
Ci siamo chiesti se era necessario partorire simili “titoloni”. Che noi continuiamo a “celare” proprio per misurare le parole in un periodo come questo. La risposta ovviamente è no. Un titolo di un articolo all’interno di un contenitore informativo di solito deve indicare la notizia, e non può certo definirsi notizia la necessità per un individuo, seppur cinese, di entrare in ospedale come farebbe un qualsiasi cittadino in precarie condizioni di salute. Questo nulla ha a che vedere col dovere di cronaca.
Ma un titolo come quello descritto sopra può alimentare queste ed altre psicosi, siano esse violente o meno. Titoli ed articoli simili mirano ad accrescere il numero di click e condivisioni e a rendere più noti questi organi informativi. Ma il rischio, troppo facile da prevedere nell’era dei social, è che certe notizie possano scatenare allarmismi e scontrarsi con la sfera economica della nostra città, ad iniziare dal comparto ricettivo, ristorativo e via discorrendo; insomma quello turistico, di cui Siracusa ormai si nutre.
Attenzione alle notizie “acchiappaclick”
Ed ecco che in questi giorni le notizie di quanto accade al nord Italia hanno già causato numerose cancellazioni di prenotazioni che interessavano le strutture ricettive di Siracusa come B&B, alberghi e case vacanze. Un fenomeno questo, che non andava alimentato prima e che non andrebbe alimentato nemmeno adesso. Tanto è vero che il problema più grande non sembra essere il virus ma la paura diffusa tra la popolazione e il conseguente impatto economico che la nostra comunità potrebbe subire e che sta già riscontrando. Diremmo anche grazie alla collaborazione dei media nazionali che all’estero stanno esportando il peggio di notizie spesso deviate e che nulla aggiungono di informativo al fenomeno dell’epidemia. Come ad esempio i video e collegamenti dai paesi in quarantena, che hanno un impatto negativo su chi ci guarda dall’estero, scatenano la paura nella popolazione e a null’altro servono.
Ma purtroppo, finché campi con altro…
Noi invitiamo tutti a fare un respiro prima di condividere notizie allarmistiche e fare sempre affidamento a comunicati ufficiali, non a messaggi su WhatsApp o a post su Facebook di presunti parenti di infermieri o roba simile.
Siracusa non ha bisogno di continui post sui social ma di mettersi questa roba alle spalle ed al più presto.